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Mauro Valeri: una vita spesa per la lotta al razzismo

Storie - Lucia Gori - 16 Novembre 2020

A un anno dalla sua scomparsa, avvenuta il 12 novembre 2019, vogliamo ricordare il Prof. Mauro Valeri. Ci è sembrato doveroso perchè è stato e continua a essere un esempio di impegno intellettuale e civile di lotta al razzismo. Proprio in occasione dell’anniversario della sua morte, è stata pubblicata una voce di Wikipedia dedicata a lui

Abbiamo affidato il ricordo di Mauro Valeri a una persona che ha lavorato con lui: Lucia Gori, Assistente Capo della Polizia di Stato, operatrice della Segreteria dell’OSCAD (Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori) presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale. La ringraziamo per aver accettato il nostro invito.

 

 

Questa storia comincia nell’Aula magna di un ufficio di polizia. Tra poco inizia una conferenza sulla lotta alla discriminazione e sul ruolo dell’OSCAD (Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori): un organismo che fa parte della Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza dove lavoro.

Non conosco il relatore. Mi hanno detto di partecipare alla conferenza. Ci vado per assolvere a un dovere d’ufficio, ma non ho grandi aspettative. Purtroppo, queste conferenze si rivelano spesso solo un palco per “esperti del settore”, che hanno fatto studi approfonditi nelle quattro mura dei loro studi. Chi fa il mio lavoro, sa che stare su strada è ben altro! Sento profondamente di essere un’operatrice di polizia e la retorica, per quanto mi piaccia ascoltarla, non soddisfa la mia necessità di avere strumenti di lavoro concreti. Inizia a parlare il professore. Si chiama Mauro Valeri e lavora all’UNAR (l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. È un sociologo, uno psicoterapeuta, ha scritto molti libri. Basta poco e con mia sorpresa mi accorgo che ascoltarlo mi sta piacendo.

Con il suo maglioncino colorato e i pantaloni di velluto ha un aspetto “normale” che mi conquista. Decisamente spettinato, è fuori dagli schemi cui sono abituata: professori tutti giacca, cravatta e linguaggio incomprensibile. Al contrario, il suo modo di parlare è semplice, non ha necessità di far appello alla retorica, non usa citazioni o parole che capiscono solo gli addetti ai lavori.

Ci parla degli stereotipi (forse quelli che ho io sui professori?), di come nascono i pregiudizi, del concetto di razza, e il mio cervello si mette in movimento. Ci pone delle domande: perché siamo italiani? E che vuol dire essere italiani? Sappiamo quali sono i precetti della religione cristiana sul cibo? Il mio cervello continua a lavorare. Ma conosco veramente il significato della parola etnia? E la discriminazione? Possibile che può attuarla, a volte inconsapevolmente, anche un organo dello Stato?

Il Professore continua a parlare e sono sempre più rapita. Adesso sta raccontando la storia di Balotelli, e della sua impossibilità, come tanti altri bravissimi atleti italiani di seconda generazione, a gareggiare con la maglia dell’Italia a causa di una burocrazia che rende la concessione della cittadinanza un percorso ad ostacoli.

Cambio scenario. Ora ci sta portando indietro nel tempo: siamo nell’Italia del fascismo e delle leggi razziali e ci parla della storia di Leone Jacovacci, il pugile nero. Ci dice di quando lo sport, da momento di condivisione e superamento delle diversità, diventa invece strumento di potere e di esclusione. La mia preferita, però, rimarrà la storia di Domenico Mondelli, il generale nero.

Esco dall’aula con mille domande nella testa e le storie di vita di tanti italiani come me, ma afrodiscendenti, che sono stati umiliati nella dignità, derubati dei traguardi faticosamente raggiunti ed esclusi, più o meno volutamente, dai libri di storia e che il Professore riporta alla luce per indicarli come esempi alle nuove generazioni.

Da quel giorno, in cui per la prima volta ho avuto il privilegio di ascoltare Mauro Valeri sono passati sette anni. Dopo quella prima volta, sono state moltissime le occasioni (seminari, lezioni, incontri di formazione) in cui ho assistito ai suoi interventi sempre con il mio registratore portatile a portata di mano. E sì, perché di Mauro non volevo perdere neppure una delle sue storie di vecchi e nuovi razzismi, per citare il titolo del suo ultimo libro.

Non mi sarei mai immaginata, quella prima volta, che avrei avuto la fortuna di lavorare fianco a fianco con lui per un anno e di condividere momenti speciali quando una carta, sulle nostre scrivanie, diventava lo spunto per mille riflessioni. Lui non lo saprà mai, ma porterò sempre nel cuore quei momenti trascorsi insieme.

Ho avuto l’onore e la gioia di condividere l’esperienza indimenticabile del progetto MigrArti, in collaborazione con il MiBACT. Un progetto, nato nel 2016, che ha l’obiettivo di coinvolgere le comunità di migranti stabilmente residenti in Italia, con particolare attenzione ai giovani nati nel nostro Paese, per dar loro la possibilità di realizzare opere artistiche di teatro, danza, musica, rassegne, cortometraggi, documentari e cartoon. Un progetto che ha permesso a tanti giovani artisti di trovare un palcoscenico e un finanziamento per le loro opere, spesso di straordinaria bellezza e intensità.

Questa storia, purtroppo, si è interrotta un anno fa, quando la malattia ha fermato “il Professore spettinato” che nella sua immensa semplicità sorriderebbe e si schermirebbe per le numerose manifestazioni che vengono organizzate in suo nome. Ma chi lo ha conosciuto non si rassegna all’idea di aver perduto questo straordinario intellettuale, grande divulgatore, che ha dedicato ogni suo respiro alla lotta al razzismo e alla discriminazione.

Grazie Mauro, sappi che niente di ciò che ci hai insegnato andrà perso o tornerà nell’oblio.

 

Per approfondire:

M.Valeri, Mario Balotelli. Vincitore nel pallone (Fazi, 2014)

M.Valeri, Nero di Roma. Storia di Leone Jacovacci, l’invincibile mulatto italico (Palombi, 2008)

M.Valeri, Il Generale nero. Domenico Mondelli: bersagliere, aviatore, ardito (Odradek, 2015)

M.Valeri, Afrofobia. Vecchi e nuovi razzismi (Fefé, 2019).

 

Vedi inoltre:

Max Mauro – Il paradigma Balotelli, in www.lavoroculturale.org, 18 Gennaio 2021

 

 

 

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