Sull’interazione tra diritto dell’Unione europea e controllo di costituzionalità nel contrasto alle discriminazioni
Sinossi: Il contributo analizza la sentenza n. 15 del 2024 della Corte costituzionale che segna un punto di svolta nell’applicazione del diritto antidiscriminatorio e nel rapporto tra ordinamento nazionale e diritto dell’Unione europea. La Corte, dichiarando l’illegittimità costituzionale delle norme regionali che imponevano oneri documentali sproporzionati ai cittadini stranieri per l’accesso a contributi abitativi, riafferma con forza il principio di parità di trattamento. La decisione intensifica il dovere del giudice nazionale di disapplicare le disposizioni contrastanti con il diritto UE e consolida il ruolo della Corte costituzionale come garante della coerenza tra diritto interno ed europeo. Questa innovazione giurisprudenziale rappresenta un passo cruciale verso una tutela più efficace dei diritti fondamentali, ribadendo l’obbligo delle istituzioni italiane di conformarsi ai principi di uguaglianza e non discriminazione sanciti a livello sovranazionale, al contempo promuovendo un approccio integrato e multilivello nella protezione dei diritti umani. Tuttavia, l’Autrice sottolinea anche come la pronunzia in rassegna evidenzi al tempo stesso le persistenti difficoltà dell’ordinamento italiano nell’allinearsi ai principi del diritto dell’Unione europea. Se da un lato, si riafferma il principio di parità di trattamento, eliminando discriminazioni normative nei confronti dei cittadini stranieri nell’accesso ai contributi abitativi, dall’altro, si rivela una resistenza sistemica a recepire in modo spontaneo le tutele antidiscriminatorie imposte dall’UE. Il fatto che sia stato necessario l’intervento della Corte per correggere una palese violazione dei diritti fondamentali solleva interrogativi sulla capacità del legislatore e degli enti regionali di conformarsi ai parametri europei senza la costante supervisione giudiziaria. In questa prospettiva, la sentenza, pur essendo un passo avanti, pone in risalto la fragilità del sistema italiano nella tutela effettiva dei diritti fondamentali, confermando la necessità di un rafforzamento del controllo di legittimità costituzionale e di una maggiore armonizzazione normativa con il quadro sovranazionale.
Abstract: The contribution analyses the Constitutional Court ruling no. 15 of 2024, which marks a turning point in the application of anti-discrimination law and in the relationship between national and European Union law. The Court, declaring the uncostitutionality of regional rules that imposed disproportionate documentary burdens on foreign citizens for access to housing subsidies, forcefully reaffirms the principle of equal treatment. The decision intensifies the duty of the national judge to disapply provisions that conflict with EU law and consolidates the role of the Costitutional Court as guarantor of coherence between national and European law. This jurisprudential innovation represents a crucial step towards a more effective protection of fundamental rights, reaffirming the obligation of Italian institutions to comply with the principles of equality and non-discrimination established at supranational level, while promoting an integrated and multilevel approach in the protection of human rights. However, the Author also highlights how the ruling under review highlights at the same time the persistent difficulties of the Italian legal system in aligning itself with the principles of European Union law. On the hand, the principle of equal treatment is reaffirmed, eliminating regulatory discrimination against foreign citizens in access to housing benefits, on the other hand, it reveals a systemic resistance to spontaneously adopting the anti-discrimination protections imposed by the EU. The fact that the intervention of the Court was necessary to correct a clear violation of fundamental rights raises questions about the ability of the legislator and regional bodies to comply with European parameters without constant judicial supervision. From this perpective, the ruling, although a step forward, highlights the fragility of the Italian system in the effective protection of fundamental rights, confirming the need for a strengt for a hening of the control of constitutional legitimacy and greater regulatory harmonization with the supranational framework.