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Raggiunto l’accordo politico EU sulla trasparenza salariale

Attualità - Anna Zilli - 20 Dicembre 2022

La Commissione europea accoglie con favore l’accordo politico raggiunto oggi tra il Parlamento europeo e il Consiglio sulla direttiva sulle misure di trasparenza salariale. L’iniziativa è stata un elemento importante degli orientamenti politici della presidente von der Leyen e la Commissione ha presentato la sua proposta il 4 marzo 2021.

Le nuove norme garantiranno una maggiore trasparenza e un’applicazione efficace del principio della parità retributiva tra donne e uomini, nonché miglioreranno l’accesso alla giustizia per le vittime di discriminazioni retributive.

ll diritto alla parità retributiva tra donne e uomini per pari lavoro o lavoro di pari valore è un principio fondante dell’Unione europea sin dal trattato di Roma del 1957. L’obbligo di garantire la parità retributiva è sancito dall’articolo 157 del TFUE e dalla direttiva sul principio delle pari opportunità e della parità di trattamento tra uomini e donne in materia di occupazione e impiego.

La Commissione europea ha adottato una raccomandazione sul rafforzamento del principio della parità retributiva tra uomini e donne attraverso la trasparenza nel marzo 2014. Nonostante ciò, l’effettiva attuazione e applicazione pratica di questo principio rimane una sfida importante nell’Unione europea.

Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno ripetutamente sollecitato un’azione in questo settore.
Nel giugno 2019 il Consiglio ha invitato la Commissione a elaborare misure concrete per aumentare la trasparenza salariale.
Nel marzo 2020 la Commissione ha pubblicato la sua strategia per la parità di genere 2020-2025, che definisce le azioni per colmare il divario retributivo di genere. Nel novembre 2020 la Commissione ha adottato il suo piano d’azione 2021-2025 sulla parità di genere e l’emancipazione femminile nell’azione esterna.

La proposta della Commissione sulla trasparenza salariale, adottata il 4 marzo 2021, introduce misure per garantire che le donne e gli uomini nell’UE ricevano la stessa retribuzione per lo stesso lavoro.

La nuova disciplina opererà, in primo luogo, nell’accesso al lavoro, ove i datori di lavoro dovranno fornire informazioni sul livello di retribuzione iniziale o sulla sua fascia nell’avviso di posto vacante o prima del colloquio di lavoro. I datori di lavoro non saranno autorizzati a chiedere ai potenziali lavoratori informazioni sulla loro storia salariale.

Durante il rapporto, i lavoratori avranno il diritto di richiedere informazioni al proprio datore di lavoro sul proprio livello retributivo individuale e sui livelli retributivi medi, suddivisi per sesso, per categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o lavoro di pari valore. Questo diritto andrà a regime per per tutti i dipendenti, indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda.

Rispetto all’attuale report della situazione occupazionale, i datori di lavoro con almeno 100 dipendenti dovranno pubblicare informazioni sul divario retributivo tra lavoratrici e lavoratori.
In una prima fase, i datori di lavoro con almeno 250 dipendenti riferiranno ogni anno, mentre i datori di lavoro con un numero di dipendenti compreso tra 150 e 249 riferiranno ogni tre anni.
A partire da cinque anni dopo il recepimento della direttiva, anche i datori di lavoro con un numero di dipendenti compreso tra 100 e 149 dovranno riferire tre anni.

Laddove la rendicontazione salariale riveli un divario retributivo di genere di almeno il 5% e quando il datore di lavoro non possa giustificare il divario sulla base di fattori oggettivi neutri rispetto al genere, i datori di lavoro dovranno effettuare una valutazione salariale, in collaborazione con i rappresentanti dei lavoratori.

La direttiva migliora anche l’accesso alla giustizia per le vittime di discriminazioni salariali: laddove il datore di lavoro non abbia adempiuto ai propri obblighi di trasparenza, spetterà al datore di lavoro, e non al lavoratore, dimostrare che non vi è stata discriminazione in relazione alla retribuzione. Le sanzioni includeranno ammende, stabilite dagli Stati membri, e gli organismi per la parità e i rappresentanti dei lavoratori potranno agire in giudizio per conto dei lavoratori.

L’accordo politico raggiunto dal Parlamento europeo e dal Consiglio è ora soggetto all’approvazione formale da parte dei colegislatori. Una volta concordata, la direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale e gli Stati membri dovranno quindi recepire i nuovi elementi della direttiva nel diritto nazionale entro tre anni.

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