BLOG

L’effetto Pao continua: Pinterest risarcisce la ex COO per 20 milioni di dollari

Attualità - Anna Zilli - 11 Gennaio 2021

Qualche giorno fa abbiamo parlato dell’effetto Pao, cioè della presa di coscienza delle donne manager di essere vittime di costante discriminazione e pregiudizio nelle big tech della Silicon Valley, innescata dalla denuncia di Ellen K. Pao.

Ora arriva l’accordo tra Pinterest e la propria ex COO (chief operating officer) Françoise Brougher, che aveva accusato la società di discriminazione, ritorsione e licenziamento illecito.

Pinterest, la nota società di bacheche virtuali, è stata per mesi nell’occhio del ciclone relativamente alla propria gestione e organizzazione delle risorse umane. A giugno, due dipendenti che si erano da poco dimesse hanno discusso pubblicamente le loro esperienze, fatte di commenti razzisti e sessisti, disuguaglianze salariali e ritorsioni presso l’azienda. 

Ad agosto, Brougher ha citato in giudizio Pinterest per il trattamento ricevuto. Entrata a far parte dell’azienda nel 2018 come direttore operativo dell’azienda, responsabile di circa mille dipendenti sui duemila totali, Brougher ha denunciato di essere stata esclusa da riunioni importanti, aver ricevuto commenti sessisti ed essere stata pagata meno dei suoi coetanei maschi per poi essere licenziata ad aprile 2020, dopo aver parlato della propria condizione .

Durante la causa, Brougher ha pubblicato un post sul  blog Medium  intitolato “The Pinterest Paradox: Cupcakes and Toxicity” (Il paradosso di Pinterest: cupcake e tossicità) in cui ha descritto la propria esperienza. Il post ha generato un’ondata di sostegno, facendo emergere – come a tempi del #Me Too – storie simili di altre dirigenti donne nel settore delle tecnologiche.

Poco dopo, Pinterest è stata colpita da azioni legali degli azionisti.

In risposta, Pinterest ha aperto un’indagine sulla propria cultura (i cui risultati non sono stati però resi pubblici) e ha promosso due importanti dirigenti donne e di colore nel consiglio di amministrazione. La società ha anche assunto un nuovo responsabile per l’inclusione e la diversità, ha reso più trasparenti le informazioni sugli stipendi e ha creato una partnership con N.A.A.C.P. (National Association for the Advancement of Colored People – Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore, influentissima associazione americana per i diritti civili) per una stabile consulenza e supporto.

L’azione di Brougher ha portato a un accordo transattivo con Pinterest: la società non ha ammesso alcuna responsabilità e in cambio si è impegnata a donare 2,5 milioni di dollari a associazioni benefiche che promuovono l’avanzamento delle donne e delle minoranze sottorappresentate nell’industria tecnologica con una attenzione specifica all’educazione, supporto e difesa. Inoltre, la big tech pagherà alla ormai ex COO la somma di 20 milioni di dollari.

L’aspetto a nostro avviso più importante di questa vicenda è che l’azione di Brougher ha smosso l’opinione pubblica, accendendo un faro sulla condotta della società, con riflessi pericolosi per le sue finanze. Perché in Italia non vediamo accadere le stesse cose? Forse dovremmo cominciarcelo a chiedere e non illuderci che leggendo di ciò che accade altrove, basti questo perché quell’altrove si materializzi magicamente anche nelle nostre vite.

Questa vicenda è la prova che un’altra organizzazione del lavoro e dell’impresa sia possibile. Un’organizzazione fondata su trasparenza, rispetto delle persone e inclusività. Una goccia alla volta, sperando che non ne serva un intero oceano per colmare la distanza tra quella realtà e la nostra.

Potrebbe interessarti anche