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Clima e consumi: questioni (anche) di genere

Diversity & Inclusion - Redazione - 1 Giugno 2025

Una nuova ricerca del Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment della London School of Economics and Political Science, in collaborazione con il Center for Research in Economics and Statistics (CREST), porta alla luce un dato sorprendente: le donne in Francia emettono il 26% in meno di CO₂ rispetto agli uomini, considerando dieta e trasporti – due settori che da soli rappresentano circa la metà dell’impronta di carbonio media di ogni cittadino francese.

Ma c’è di più: il divario tra uomini e donne in termini di emissioni personali è grande quanto quello tra persone a basso e alto reddito. Un dato che ci obbliga a ripensare il ruolo del genere nelle politiche ambientali.

Clima e consumo: questione (anche) di genere

Per affrontare seriamente la crisi climatica serve una trasformazione profonda dei nostri modelli di consumo, soprattutto in settori ad alta intensità di emissioni come alimentazione e mobilità. Lo studio si distingue perché è uno dei primi ad analizzare l’impatto delle differenze di genere sulle emissioni individuali.

Utilizzando dati rappresentativi sui consumi alimentari e sulle abitudini di trasporto, i ricercatori hanno individuato le due principali fonti del divario: carne rossa e automobili – beni ad alto impatto ambientale, spesso associati a stereotipi di identità maschile. Anche tenendo conto di fattori come quantità di cibo consumata, chilometri percorsi ed eventuale occupazione, la tendenza rimane: le preferenze legate al genere giocano un ruolo chiave.

Coppie, figli e ruoli domestici: chi inquina di più?

Un altro fattore cruciale è la struttura familiare. Le coppie, per esempio, tendono ad “allinearsi” nei consumi alimentari, e le donne in relazione di coppia mostrano diete più carbon-intensive rispetto alle donne single. Sul fronte dei trasporti, le differenze tra uomini e donne si accentuano nelle coppie con figli: chi vive insieme, e come si dividono i ruoli nella quotidianità, influenza profondamente l’impronta climatica individuale.

Politiche climatiche più giuste (e più intelligenti)

Questi risultati offrono spunti preziosi per i decisori pubblici. Se vogliamo politiche climatiche efficaci e socialmente eque, dobbiamo riconoscere che donne e uomini possono essere colpiti in modo diverso dalle misure ambientali. Inoltre, dato che le donne partono già da emissioni più basse, per loro potrebbe essere meno difficile adottare modelli di consumo compatibili con gli obiettivi net-zero. Questo potrebbe spiegare anche perché, nei Paesi ad alto reddito, le donne mostrano in media una maggiore preoccupazione per i cambiamenti climatici.

Sfide culturali: oltre gli stereotipi di forza e virilità

Come sottolinea Ondine Berland, ricercatrice in Economia Ambientale alla LSE:

“Il nostro studio evidenzia che le donne hanno un’impronta di carbonio significativamente più bassa rispetto agli uomini nei settori dell’alimentazione e dei trasporti. Le differenze si spiegano in gran parte con i consumi maschili più elevati di carne rossa e auto, oltre che con dinamiche familiari.”

Le norme culturali che legano la mascolinità a bistecche e motori non sono solo innocue rappresentazioni sociali: hanno effetti reali sull’ambiente. Secondo Berland, serve una strategia comunicativa che decostruisca questi stereotipi, mostrando per esempio che una dieta vegetale può essere compatibile con prestazioni, energia e forza.

Anche Marion Leroutier, docente alla CREST-ENSAE Paris, lancia un monito:

“Le nuove mode culturali che promuovono diete ‘tutto carne’ o ‘raw meat’ – spesso accompagnate da retoriche ostili verso l’alimentazione vegetale – rischiano di rafforzare comportamenti climaticamente dannosi.”

Un dato interessante? Non ci sono differenze di genere nelle emissioni legate all’aereo, un mezzo considerato culturalmente più neutro rispetto all’auto. Questo suggerisce che le differenze nei comportamenti non sono solo legate al clima, ma preesistono ad esso, radicate in preferenze e norme sociali di lungo corso.

Uno sguardo al futuro

Serve più ricerca per capire se questo divario è dovuto anche al fatto che le donne sono più sensibili al cambiamento climatico e più disposte a modificare i propri comportamenti. Ma una cosa è certa: parlare di clima senza parlare di genere rischia di farci perdere un pezzo fondamentale del puzzle.

 

Per approfondire

WP Berland Leroutier

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