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An assessment of occupational exposure to AI in Italy

Attualità - Redazione - 10 Dicembre 2024

 

9° Report di "Save the Children Le Equilibriste – La maternità in Italia 2024"

 

 

La rivoluzione del lavoro innescata dall’intelligenza artificiale sta portando sfide significative, con il settore bancario e finanziario in prima linea. A conferma di ciò, l’ultimo contratto collettivo nazionale firmato da Abi e dai sindacati (Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin) ha previsto una cabina di regia dedicata per monitorare e gestire i cambiamenti in atto.

Finora, le aziende si sono concentrate principalmente sulla tecnologia per ridurre i costi, ma in futuro questa strategia dovrà evolvere. Matteo Radice, Managing Director e Partner di Boston Consulting Group (Bcg), sottolinea che «è necessario spostare il focus dagli aspetti tecnici, poiché il vero valore strategico deriva dalle persone che consentono di implementare l’innovazione su larga scala».

Il rapporto globale Build for the Future basato su quasi 500 aziende di diversi settori, tra cui 68 banche internazionali, incluse alcune italiane, evidenzia che il successo nell’adozione dell’intelligenza artificiale non dipende esclusivamente dai dipartimenti IT, ma da tre fattori chiave: il 10% dagli algoritmi GenAI, il 20% dalle infrastrutture tecnologiche e il 70% dalla trasformazione organizzativa, che coinvolge persone e processi.

Gli effetti della rivoluzione GenAI, iniziata circa due anni fa, sono visibili soprattutto in termini qualitativi. Ma la vera sfida sarà il cambiamento delle competenze necessarie e la formazione continua dei lavoratori. Le banche, infatti, si stanno preparando a trasformare le proprie attività, senza eliminare posti di lavoro ma modificandoli profondamente.

E i lavoratori? Il 24% dei bancari non utilizza la GenAI e teme di perdere il lavoro entro dieci anni; questa percentuale sale al 39% tra gli utenti occasionali e al 49% tra quelli regolari.

Uno Studio di Banca d’Italia, realizzato da Dalla Zuanna, Dottori, Gentili e Lattanzio, conferma che i settori più esposti all’intelligenza artificiale sono i servizi, con la finanza in testa. In particolare, lo studio evidenzia che circa 15 milioni dei 22 milioni di lavoratori italiani sono mediamente o altamente esposti all’AI, con quasi 9 milioni appartenenti alla categoria altamente esposta.

Le occupazioni meno qualificate, come quelle nei settori agricolo e manifatturiero, appaiono invece poco vulnerabili, a differenza della robotizzazione che aveva avuto un impatto significativo sulla produzione.

Anche settori a basso valore aggiunto, come il commercio al dettaglio e l’ospitalità, mostrano bassi livelli di esposizione, marcando una differenza fondamentale rispetto alle precedenti rivoluzioni tecnologiche.

 

 

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